Il mercato dei veicoli elettrici

Sembrava che la transizione energetica stesse subendo una forte accelerazione verso un futuro più sostenibile, ma presto c'è stata una battuta d’arresto. Infatti, a febbraio 2023 il Parlamento europeo ha deciso che dal 2035 non si sarebbero più potute vendere o immatricolare nuove auto diesel, a benzina o ibride nel mercato comunitario. A partire da quella data, sarebbero state ammesse solo auto a emissione zero, cioè al momento solo quelle elettriche. Sembrava quindi l’inizio di una nuova era per il mercato automobilistico. Tuttavia, al momento in cui scriviamo, lo stop alla vendita di auto con motori endotermici (diesel e benzina) è stato posticipato a causa del voto contrario di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, che chiedono che l’elettrico non sia l’unica soluzione del futuro e che siano considerate anche altre alternative, come i biocarburanti.

Obiettivo emissioni (quasi) zero

Tutto nasce dal pacchetto "Fit for 55", il piano UE per una transizione verde che punta a ridurre del 100% le emissioni di CO2 dai veicoli entro il 2035. Questo obiettivo ambizioso, iniziato gradualmente diversi anni fa, viene imposto dall’Europa al mercato automobilistico, che si sta già adeguando. La scelta di un futuro senza auto a combustione ha sollevato molte polemiche e preoccupazioni, soprattutto per i rischi sul mercato del lavoro in Paesi come il nostro, dove la produzione di automobili è strategica. Per valutare lo stato di avanzamento della transizione e l'impatto sull'occupazione, nel 2026 ci sarà una verifica da parte dell'UE che potrebbe considerare modifiche alla norma o nuove tecnologie alternative all’elettrico. Bruxelles afferma che sarà possibile correggere la rotta, ma nel frattempo i costruttori stanno già investendo miliardi di euro nel full electric e non possono congelare le loro scelte di investimento, soprattutto considerando la concorrenza cinese e statunitense.

Un Paese ancora a benzina

La decisione del Parlamento europeo darà sicuramente uno slancio definitivo alla diffusione dell’elettrico (si spera anche a livello di infrastrutture) e alla ricerca di soluzioni alternative come idrogeno e biocarburanti. Tuttavia, i dati mostrano che l’Italia non è ancora pronta. In Germania, nel 2022, quasi 2 auto immatricolate su 10 erano elettriche pure, mentre in Norvegia addirittura 8 su 10. In Italia, invece, a gennaio 2022 solo il 2,5% delle auto immatricolate era totalmente elettrico, mentre quasi tre quarti (il 72%) delle nuove immatricolazioni erano ancora a benzina, diesel o mild hybrid, e le auto a gpl e a metano rappresentavano il 9,7%.

Le colonnine sono ancora poche

Fino ad oggi, un grande ostacolo alle auto più ecologiche è stata la scarsità della rete di colonnine per il rifornimento elettrico. Sulla rete autostradale, dove sono necessarie colonnine potenti per una ricarica rapida, ci sono solo 50 stazioni ad alta potenza, un numero insufficiente. In tutto il territorio nazionale ci sono 36.772 punti di rifornimento elettrico, e solo l’anno scorso c’è stato un aumento del 41% delle colonnine, distribuite in poco più di 15 mila località. Attualmente, questo numero è accettabile solo perché i veicoli elettrici sono ancora pochi. Infatti, rispetto al numero di auto elettriche circolanti, l’Italia ha più punti di ricarica rispetto a Regno Unito, Francia, Germania e Norvegia, ma solo perché in questi Paesi ci sono già molte più auto elettriche. La maggioranza delle colonnine è a ricarica lenta (con una potenza inferiore a 22 kW); nell’ultimo anno è cresciuto il numero degli impianti ad alta potenza, ma sono ancora pochi e distribuiti male, concentrati soprattutto nelle grandi città. Il bilanciamento tra punti di ricarica veloci e lenti è molto importante per garantire il buon funzionamento delle batterie.

L’elettrico conviene a casa

Abbiamo confrontato i prezzi di ricarica di 265 colonnine elettriche in tutto il Paese, considerando i principali operatori. I prezzi, aggiornati allo scorso febbraio, rappresentano la media dei principali fornitori e si riferiscono ai costi di ricarica al chilometro. Dai calcoli emerge chiaramente che i costi di percorrenza delle auto elettriche sono molto inferiori rispetto a quelli delle auto a combustione interna (diesel e benzina), soprattutto quando le si ricarica in casa o alle colonnine a bassa potenza. Per un’utilitaria utilizzata principalmente in città, il costo annuo del rifornimento è circa la metà rispetto a un’auto a benzina: circa 500 euro contro più di 1.000. La convenienza esiste anche rispetto a un’auto diesel, sebbene il risparmio sia minore. Tuttavia, se si ricarica l’auto nelle stazioni rapide o ultra-rapide, questo vantaggio si perde e l’auto a benzina o diesel risulta avere costi di percorrenza più vantaggiosi. Data la convenienza della ricarica domestica, può essere interessante sfruttare il bonus colonnine del decreto Milleproroghe, che fino al 2024 riconosce l’80% del prezzo d’acquisto di una stazione privata. I contribuenti hanno una spesa massima di 1.500 euro, mentre per i condomini si arriva a 8.000 euro.

L’abbonamento può convenire

Per chi utilizza regolarmente l’auto elettrica, consumando più o meno la stessa quantità di energia ogni mese, può essere conveniente scegliere un pacchetto di ricarica in abbonamento. Se si utilizza appieno l’energia inclusa nel piano, il costo al kWh è sempre più vantaggioso. Infatti, il prezzo della ricarica a consumo va da 0,58 €/kWh a 0,93 €/kWh a seconda della velocità di ricarica, mentre in abbonamento, guardando alle tariffe dei principali operatori di mercato, si pagano da 0,31 a 0,53 €/kWh in base al piano scelto. Tuttavia, se non si utilizzano tutti i kWh inclusi ogni mese, si rischia di pagare un costo fisso superiore alle proprie necessità.

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